La Federazione Il Jazz Italiano ha intervistato Claudio Carboni, sassofonista e compositore italiano. Negli anni Carboni ha intessuto rapporti professionali solidi con chi si occupa di musica a trecentosessanta gradi e forte del suo bagaglio di esperienze, a oggi è anche infaticabile organizzatore di eventi. Esperto di diritto d'autore e diritto connesso, svolge il ruolo di consulente presso case discografiche e aziende di entertainment. Da sempre affascinato dalla gestione politica della categoria è membro del direttivo di Note Legali, è stato Coordinatore del comitato audio di Nuovo IMAIE per 9 anni, una delle più importanti collecting di diritto connesso mondiali, e dal 2018 al 2022 consigliere di sorveglianza presso SIAE (Società Italiana Autori ed Editori), da settembre 2022 ricopre la carica di consigliere di gestione. È anche membro del Direttivo di ADEIDJ, Associazione delle Etichette Indipendenti di Jazz.
Come ti sei avvicinato alla musica?
A 9 anni: ero affascinato dalla banda del paese e in pochi mesi mi ritrovai a suonare nelle feste paesane, poco tempo dopo nelle orchestre da ballo. Da lì il percorso canonico di lezioni private, conservatorio e quella grande fucina che è Siena Jazz, ricordando lo splendido Franco Caroni, una guida fondamentale per la didattica del Jazz in Italia.
Alla tua carriera musicale hai affiancato l’impegno a favore degli artisti e degli editori in Siae e Nuovo Imaie, come è nato questo percorso e quali sono state le difficolta maggiori?
Da bambino mi piaceva smontare ogni oggetto e capire come funzionava, crescendo l’ho fatto col mio mestiere. La grande difficoltà, che vedo anche oggi, è l’aggregazione dei vari comparti in associazioni di categoria, spesso i problemi sono gli stessi per diverse tipologie di Artisti, stare insieme significa avere un peso politico, soprattutto per affrontare le sfide che il mercato globale ci ha imposto. Vi faccio l’esempio per il diritto d’Autore e i diritti connessi: se si tratta di un diritto che senso ha frammentarsi in tante collecting con un potere contrattuale minore? Sarebbe opportuno aggregarci il più possibile e invece di lamentarci delle cose che non funzionano partecipare in maniera attiva alle sorti delle nostre collecting e associazioni spendendosi un minimo per ottenere risultati che spesso sono semplici spiegazioni di situazioni evidenti...
Sei stato membro del Direttivo di MIDJ - Musicisti Italiani di Jazz e attualmente sei consigliere di ADEIDJ - Associazione delle Etichette Indipendenti di Jazz: come si è evoluto il rapporto tra le due associazioni?
Il rapporto tra le due associazioni è ottimo e il continuo scambio di informazioni tra i comparti ha portato ad una crescita della consapevolezza in entrambe le categorie, sempre più spesso gli Artisti sono anche produttori e/o editori. La conoscenza delle azioni necessarie per promuovere il proprio prodotto aiuta label e artisti a crescere e trovare spazio in un mercato molto complicato che ha comunque spazi di crescita importanti per chi ha idee artistiche originali e di qualità.
ADEIDJ è associazione confederata a FEM - Federazione Editori Musicali: quali sono gli obiettivi comuni?
Con FEM abbiamo lavorato per gli aiuti nel periodo COVID, abbiamo lavorato su molti argomenti legati al mondo digitale come l’approvazione della direttiva copyright e la sua attuazione, il tax credit musica e stiamo lavorando per un tax credit editori. Ci ritroviamo al fianco dei maggiori editori italiani e abbiamo la possibilità di cogliere occasioni che migliorano il nostro modello di business. Inoltre, abbiamo la possibilità di portare all’attenzione delle collecting e della politica le nostre piccole battaglie di “genere”.
Dal tuo punto di vista quali sono i punti di forza della Federazione Il Jazz Italiano?
Io sono un profondo sostenitore che nei gruppi di persone 2+2 fa almeno 5! Ripeto quanto detto precedentemente l’aggregazione è fondamentale in un mondo dove i player coi quali ci confrontiamo fatturano più o meno come uno Stato europeo se andiamo come “cani sciolti” non abbiamo possibilità. Voglio aggiungere una cosa impopolare, la vera aggregazione l’ho vista soltanto durante il COVID, una volta tornati alla normalità ognuno persegue i propri obiettivi e l’impegno per il bene comune è tornato sottozero, serve lavorare insieme perchè abbiamo obiettivi importanti a portata di mano...
Quali gli obiettivi urgenti da raggiungere?
Per gli Artisti sicuramente un miglioramento del sistema fiscale, contributivo, previdenziale e di piena attuazione del sistema intermittente con adeguati ammortizzatori sociali. Per le label e gli editori mi aspetto un tax credit editoriale e un rafforzamento di quello musica, un impegno da parte dei DSP per pagare meglio e con più trasparenza le royalties, la nascita di un data base unico per le opere così da evitare errori e ritardi nelle rendicontazioni, una forma di tutela per evitare di riempire di brani fake le playlist nel mondo digitale, l’adeguamento dell’IVA ad un’aliquota inferiore così come è stato fatto con i libri. Mi aspetto anche che si lavori per riconoscere un tax credit a chi investe in concerti in club e luoghi pubblici e privati, sogno da tempo uno sportello unico per i pagamenti per evitare agli utilizzatori una serie di problematiche legate al moltiplicarsi delle collecting… Insomma, c’è tanto da fare!
Come immagini il jazz del futuro?
Personalmente sento il bisogno di tornare a riconoscere qualche melodia e credo che anche il Jazz abbia bisogno di grandi Autori per dare agli interpreti una splendida occasione di giocare con quella melodia e portarla dove il loro estro può renderla ancora più interessante. I giovani interpreti sono dotati di qualità eccezionali, negli ultimi tempi, grazie a iniziative come AIR, ho ascoltato tanti ottimi Autori e sono convinto che si affermeranno e daranno vita ad una nuova stagione per il nostro Jazz. Sono altresì convinto che le influenze del mediterraneo siano una chiave vincente per il nostro linguaggio. Immagino anche che i confini saranno sempre meno delineati tra i generi e per me questo è un aspetto positivo. Rubo al grande Rodari: “Spiegatemi voi, dunque, in prosa o in versetti, perchè il cielo è uno solo e la terra è tutta pezzetti?'
ph. Graziano Franceschin