La Federazione Il Jazz Italiano ha intervistato Ermanno Basso, produttore discografico e artistico.
Da oltre 25 produttore discografico per la CamJazz di Roma e produttore artistico per la Kepach Music di New York; già produttore musicale presso il Teatro “Il Sistina” di Roma per le commedie musicali “Rugantino” (musiche di A. Trovajoli, con S. Ferilli e V. Mastrandrea) e “E menomale che c’è Maria” (musiche di G. Ferrio, con B. D’Urso e E. Montesano) per Cam Original Soundtracks di Roma. Ha all'attivo oltre 300 registrazioni di album jazz, durante la sua carriera ha avuto la possibilità di lavorare con molti celebri artisti del panorama jazz internazionale e il suo lavoro è stato premiato con diversi riconoscimenti quali: 6 Partecipations as Producer ai GRAMMY® Award-Nominated Recording, 3 Partecipations as Producer al ECHO JAZZ, 2 Partecipations as Producer al Preis Der Deutschen Schallplatten Kritik, 7 JazzIt Award come miglior Produttore Nazionale. Dal 2019 al 2023 è stato Vicepresidente di ADEIDJ. Dal 2024 è Presidente di ADEIDJ.
Quando hai capito che desideravi lavorare nell'ambito della musica?
Era una delle mie passioni fin da piccolo, a casa non mancava mai la musica: ricordo mio padre che mentre noi piccoli si andava a letto, lui ascoltava il programma di Adriano Mazzoletti della sera. Il jazz è sempre stato parte della mia vita fin da piccolo.
Sono diventato un professionista della musica quasi per caso, partendo dalle basi, il primo lavoro è stato fare il copista per le orchestre … sono passati molti anni o meglio decenni, ma è davvero servito tutto ciò che ho fatto per esser qui dove sono adesso.
Qual è stato il primo disco che hai acquistato?
Il primo davvero non saprei, gli anni passano, ma posso dirti alcuni tra i primi album che ho acquistato. A suo tempo riuscivo, tramite un’edicola in centro a Roma, a comprare un magazine inglese, Melody Maker, che ovviamente arrivava già datato. La mia prima lettura professional del mondo della musica internazionale, parlo dell’inizio degli anni ’70.
In Search Of Eddie Riff - Andy Mackay
Music Of Another Present Era – Oregon (il destino ha voluto che poi producessi 5 loro album)
Emozioni – Lucio Battisti
Enzo Jannacci – Enzo Jannacci
Con quale progetto hai iniziato a relazionarti con il mondo del jazz?
Il primo vero progetto è stato il primo album prodotto per Cam Original Soundtrack, la società per cui ancora oggi lavoro, credo siano 27 anni o giù di lì. Anche qui per caso abbiam prodotto con protagonista Giovanni Tommaso il primo album, La Dolce Vita con Giovanni, Enrico Rava, Roberto Gatto e Stefano Bollani. Sono seguiti altri due album, il Play Morricone con Enrico Pieranunzi, Marc Johnson e Joey Baron. La svolta è stato il Rugantino di Roberto Gatto, io arrivavo da sei mesi di lavoro con l’indimenticabile Maestro Armando Trovajoli al Teatro Sistina per la messa in scena della nuova edizione dell’omonima commedia musicale. Questi tre album, sono stati il viatico per creare la Cam Jazz.
Cos'è Jazz?
È una delle massime espressioni di libertà, dove la fotografia del momento è unica ed irripetibile. Parlo di fotografia perché in studio di registrazione, dove passo la maggior parte del mio tempo, la musica l’ho sempre percepita in modo fotografico.
Potrei paragonare il Jazz alla Sagrada Familia di Antoni Gaudí, un’opera d’arte che sembra definita ma alla fine non si riesce mai a finire, perché in ogni momento c’è qualcosa di nuovo, di innovativo; è fascino, è come uno dei titoli molto usati nei progetti Jazz: Past, Present & Future.
Da gennaio 2024 sei presidente di ADEIDJ - Associazione delle Etichette Indipendenti di Jazz: quali obiettivi hai proposto di perseguire insieme al Direttivo e ai soci?
Prima di tutto ringrazio Marco Valente e Federico Mansutti, che mi hanno preceduto. Negli ultimi due anni Federico ha dato un’impronta davvero dinamica, insieme al consigliere Claudio Carboni hanno riformulato le regole del Tax Credit per le produzioni discografiche, una cosa di importanza fondamentale per la sostenibilità economica delle etichette indipendenti.
Oggi ci troviamo ad affrontare un periodo particolarmente complicato per ciò che riguarda il mondo della diffusione digitale: i colossi dell’industria musicale stanno cambiando le regole di monetizzazione con gravi ripercussioni per le etichette indipendenti. È diventata la nostra priorità principale cercare di capire come poter relazionarci con questo nuovo scenario. Siamo entrati in contatto con altre associazioni, soprattutto internazionali, per affrontare tutto questo e trovare adeguate strategie per il futuro.
Ci dipingi un quadro dell'attuale situazione della discografia italiana, in particolare nell'ambito jazzistico?
Complessivamente, la discografia italiana nell'ambito jazzistico ad oggi riflette una scena dinamica ed in evoluzione, con una combinazione di artisti consolidati e nuovi talenti che contribuiscono alla diversità e alla vitalità della musica jazz italiana. In particolare, le etichette discografiche italiane indipendenti svolgono un ruolo cruciale nel supportare e promuovere gli artisti jazz. Molte di esse continuano a investire nella produzione e distribuzione di musica jazz italiana, offrendo attraverso la distribuzione internazionale la possibilità di esportare, soprattutto i giovani emergenti che hanno davvero molte difficoltà a varcare i nostri confini.
Quali sono le urgenze più critiche da sottoporre alle istituzioni?
Bella domanda. Come segnalato precedentemente, le nuove strategie di monetizzazione hanno aperto il vaso di pandora. Oggi più che mai bisogna che il Jazz, insieme ad altre musiche di rilevanza culturale, abbiamo una tutela ed un riconoscimento da parte delle istituzioni in modo che si possa, attraverso questa “certificazione” aprire le porte dei colossi che gestiscono la vendita della musica, che fino ad oggi sono sempre state a noi chiuse, e trovare un più attuale business model.