IJI intervista i membri del Direttivo di I-Jazz presieduta da Corrado Beldì.
Qual è il ilancio di questi ultimi due anni?
Sono stati oltre 12 anni di lavoro intenso; l’associazione è cresciuta sia internamente sia esternamente: dai 10 soci fondatori agli 85 attuali, una crescita sostanziale e qualitativa dello staff, con, attualmente, Giulia Focardi al coordinamento, Evelyne Bonazza per l’amministrazione, Flavio Pagano e Anna D'Amico per la comunicazione. Soprattutto sono molte le progettualità che abbiamo creato e stiamo sviluppando, penso a Nuova Generazione Jazz, Il lavoro della musica e all’innesco di tante altre iniziative come 'Il jazz italiano per le terre del sisma', 'Italian jazz days' ed altre che hanno contribuito alla promozione del jazz e alla crescita di risorse per l’intero comparto.
Quali sono i ruoli dei membri del direttivo e le aree di competenza?
Non abbiamo ruoli specifici in direttivo ma competenze trasversali che vengono espresse soprattutto nei cinque diversi gruppi di lavoro di cui i consiglieri si occupano come coordinatori: comunicazione (coordinato da Francesco Mariotti insieme a Roberto Tubaro), green (coordinato da Adriano Pedini e Mattea Lissia), innovazione (coordinato da Elena Maiorano insieme a Enrico Bettinello), scuola (coordinato da Nicola Fazzini insieme ad Angelo Bardini), turismo sostenibile (coordinato da Norma Ghizzo e Enzo Favata). A questi tavoli di lavoro aggiungiamo un comitato scientifico di grande prestigio, con 12 membri, esperti e storici della musica, presieduto da Paolo Damiani. Per quanto riguarda l'impegno, invece, nell'area AGIS e UNISCA abbiamo l’impegno costante di Gianni Pini, Angelo Valori e il supporto di Filippo d’Urzo.
Quali sono stati gli avvenimenti più importanti che hanno segnato la storia dell'associazione?
Certamente la decisione di allargare l’associazione a soci grandi e piccoli di tutta Italia, con regole condivise, un codice etico rispettato ma cercando di lasciar decadere le esclusività territoriali. L'associazione oggi è vista come una vera associazione di categoria, con rappresentanza e rispettabilità in AGIS e capacità progettuale; coniugare gli elementi di rappresentanza con quelli di promozione costituisce una grande sfida. Consideriamo poi di grande importanza i progetti di rete che abbiamo lanciato, nei luoghi Unesco e nei borghi: stiamo ora lavorando con il Fondo Ambiente Italiano con l’idea di aprire strade e possibilità ai soci che intendono sviluppare modelli innovativi.
Sono in corso progetti condivisi con le altre associazioni afferenti a IJI?
La prima e naturale collaborazione è quella con l'associazione dei musicisti, un tavolo comune permanente, un dialogo importante sul progetto Nuova Generazione Jazz e sui temi delle residenze artistiche, sulla struttura della manifestazione dell’Aquila, sui temi strutturali come il rapporto contrattuale tra promoter e musicista e così via. Siamo attenti anche a sviluppare progettualità con i fotografi per provare a diffondere l’uso della fotografia anche per una comunicazione innovativa. Con Italia Jazz Club ci piacerebbe creare sodalizi più saldi tra festival e club anche per aiutare a tutelare queste importanti realtà che sostengono la continuità del jazz sui territori. Con Il jazz va a scuola invece stiamo analizzando la possibilità di proporre progetti e palinsesti comuni sul mondo dell’infanzia. Con il coordinamento AFAM lavoreremo per maggiori spazi alla docenza jazz nel sistema pubblico.
Quali sono le criticità che in questo momento sta vivendo il vostro settore?
Il mondo del jazz vive una fase di rilancio, c’è grande dinamismo tra gli associati ma certamente non mancano le difficoltà a partire dalla ricerca di nuovo pubblico e il tentativo di conquistare la percezione e il coinvolgimento del pubblico esistente. Si lavora poi con molti limiti burocratici, i fondi pubblici hanno spesso erogazioni troppo lente, i bandi sono incerti, insomma non è semplice. Ci stiamo tutti impegnando sul tema della sostenibilità grazie alla creazione della rete Jazz Takes the Green da parte di I-Jazz, che, certamente, in questo processo di cambiamento, è stata innovativa.
Che cosa vi augurate?
Ci auguriamo di continuare ad avere lo stesso entusiasmo che abbiamo avuto negli ultimi anni e una compagine di soci che continuino a contribuire con idee e stimoli come fatto nel corso della nostra storia e di essere all’altezza del compito. Come detto non è semplice riuscire a coniugare esigenze di soci molto diversi tra loro ma anche di offrire servizi al passo coi tempi, come uno sportello su tutti i temi del fisco, della riforma del terzo settore e e dell’Art Bonus che stiamo cercando di aprire, a vantaggio di tutti gli associati, con webinar mirati e un incontro bimestrale di aggiornamento.
Come è possibile iscriversi e perchè iscriversi alla vostra Associazione?
Consigliamo a chi vuole iscriversi di seguire i nostri corsi e webinar come quelli proposti nel programma 'Il lavoro della musica' e partecipare ai nostri incontri che sono sempre aperti; di trovare il tempo per parlare con il nostro staff, continua a capitarci di supportare le progettualità di associazione non socie, che magari vogliono testare la nostra capacità di ascolto e di aiuto. L’iscrizione poi dipende dall’approvazione prima in consiglio e poi dell'Assemblea dei soci e ha una quota annuale di 300 euro, una cifra che riteniamo simbolica rispetto ai servizi che offriamo. Oltre ai precedenti strumenti segnaliamo anche la partecipazione comune ai bandi, una news letter periodica e una chat interna con aggiornamento costante su tutte le uscite normative, finanziamenti e varie.