In data 4 luglio a Roma presso la Sala del Refettorio, Biblioteca della Camera dei deputati 'Nilde Iotti', è stata presentata la nuova edizione de 'Il Jazz Italiano per le Terre del Sisma' 2023. IJI ha intervistato i direttori artistici Francesca Corrias, Roberto Ottaviano e Fausto Savatteri.
- Quando si svolgerà la manifestazione Il Jazz Italiano per le Terre del Sisma 2023? Qual è il tema di quest'anno?
Francesca Corrias: 'L’edizione di quest’anno si svolgerà il 2 e 3 Settembre a L’Aquila. Abbiamo deciso di chiamarla Movimenti, partendo innanzitutto dalle origini di questo festival. Il Jazz Italiano per le Terre del Sisma nasce infatti in risposta a quei movimenti tellurici che nel 2009 hanno cambiato per sempre la città de L’Aquila.
Le proposte artistiche di quest’anno raccontano di movimenti che uniscono musiche provenienti da territori lontani nello spazio e nel tempo, mescolandole senza confini (“there’s no boundary line to art” affermava il grande Charlie Parker), ma raccontano anche dei movimenti delle idee, quelli che da sempre hanno reso il Jazz portavoce di temi sociali e culturali importanti. Movimento è ciò che si crea quando si lasciano dialogare le arti tra loro, quando un concerto parla di fiori, una partita di scacchi suona come un’orchestra, una scultura esposta in un museo diventa strumento musicale, si crea la colonna sonora per una fotografia. Infine il movimento dei corpi, liberi di passeggiare per le vie del centro de L’Aquila, di ballare, di occupare gli spazi che la città offre per godere dei concerti'.
- Cosa rappresenta per voi questa manifestazione?
Fausto Savatteri: 'Se fino ad oggi ha simboleggiato la rinascita e la forza delle comunità colpite dal terremoto, oggi è chiaro a tutti che il Jazz a l'Aquila guarda oltre, guarda al futuro come una straordinaria opportunità di rappresentare l’intera filiera del Jazz Italiano. Una vetrina per i talenti emergenti, offrendo non solo l’opportunità ai giovani musicisti di esibirsi ma stimolando la circuitazione, la condivisione tra i festival, club, etichette discografiche e agenzie su tutto il territorio nazionale. E ovviamente non dovrà smettere mai di rappresentare gli aquilani che continuano ad accogliere e vedere nel jazz un'opportunità per esprimersi e per contribuire alla ricostruzione culturale della loro terra'.
Francesca Corrias: 'Conosco il festival da quando è nato, avendo partecipato con la mia band alla primissima edizione e avere l’opportunità di curare, insieme ai miei colleghi, l’edizione di quest’anno è per me un grande privilegio. Per me significa soprattutto dare voce alle artiste e agli artisti che non compaiono con molta frequenza sui cartelloni dei grandi festival, ma che meritano di essere ascoltati perché rappresentano alcune tra le molte espressioni del jazz italiano'.
Roberto Ottaviano: 'Guardo oltre ciò che ha rappresentato e che deve comunque provare a rappresentare, cioè un vero e proprio “Palco Sociale”. Sebbene in Italia vi siano altri Festivals che sono una “vetrina” del Jazz fatto in Italia, vedo nel Festival de l’Aquila una realtà unica per mettere insieme cartellone, trasversalità di interessi artistico-culturali, investimento sul network musicale e spirito itinerante grazie alle risorse turistico naturali'.
- Cos'è Jazz oggi?
Fausto Savatteri: 'Il jazz oggi è un genere musicale in continua evoluzione che abbraccia la sperimentazione, l'innovazione e l'inclusione. Continua a influenzare e a essere influenzato da altri generi musicali, mantenendo allo stesso tempo il suo spirito di improvvisazione e di libertà espressiva. Il jazz è una grande famiglia che unisce musicisti e fruitori'.
Francesca Corrias: 'Il jazz oggi opera nel solco della più importante delle sue tradizioni: il dialogo innovativo tra musiche solo apparentemente lontane, la sperimentazione di nuovi discorsi con un linguaggio comune, universale, che è quello dell’Arte. Io adoro il jazz contemporaneo, che è quanto mai vivo e vibrante, anche in Italia, e questa edizione del Jazz per le terre del Sisma ne è una chiara testimonianza'.
Roberto Ottaviano: 'Non amo le definizioni, perchè hanno la pretesa di essere “conclusive”. Poi applicate ad una forma espressiva come il Jazz, che per sua natura è in costante movimento, la avverto come un esercizio futile. Dovremmo piuttosto stare attenti all’esercizio dialettico che se ne fa intorno e che ha contribuito a fare in modo che molte cose siano diventate Jazz con il risultato che nulla sia più Jazz'.
- Come ci sorprenderanno le vostre selezioni?
Francesca Corrias: 'La programmazione di quest’anno ci offrirà uno spaccato di una scena italiana, forse un po ' meno nota al grande pubblico, ricchissima di talenti, tutti diversi tra loro. Si viaggerà tra progetti intimisti in solo o in duo e formazioni più mainstream, per arrivare alle orchestre, che ci faranno tornare ai tempi del musical e dello swing, passando per gruppi dalle forti contaminazioni tra jazz e musiche altre, la musica etnica, la fusion, la musica classica'.
Roberto Ottaviano: 'Ci tengo a sottolineare che da una parte vorremmo recuperare il senso originario del Festival, il suo obiettivo solidale con le terre del Sisma, ma con lo spirito positivo del domani. In questa edizione ospitiamo l’artista Azero Fakhraddin Gafarov con il suo trio, proprio per manifestare una vicinanza con la recente tragedia del Sisma che ha colpito la Turchia. Oltre alla rotazione di proposte nuove e consolidate di gruppi che gravitano tra un modern maistream, contemporary e più vicine al new soul, mi piace ricordare una produzione importante tra docenti e studenti del Conservatorio N.Piccinni di Bari e attori del Teatro Stabile de l’Aquila in una versione ridotta di West Side Story, e un cambio di rotta sulla tradizionale street band che per quest’anno sarà il Giro di Banda di Cesare dell’Anna, un gruppo tra il balcanico ed il circense'.
Fausto Savatteri: 'La sorpresa sta nell'introduzione di elementi inattesi per creare un'esperienza quanto il più possibile unica'.
- In base a quali criteri avete selezionato i progetti?
Fausto Savatteri : 'Pensando agli spettatori del festival abbiamo voluto dare un’identità musicale a ciascun palco del festival in relazione al luogo in cui si trova. Siamo tre direttori artistici e ovviamente, come è normale e bello che sia, abbiamo gusti e background diversi. Se da un lato abbiamo voluto portare ciascuno un paio di artisti in rappresentanza della nostra regione di provenienza, dall’altro, in totale condivisione, abbiamo immaginato un fil rouge selezionando tra i progetti ricevuti quelli più adatti a ciascuno palcoscenico. Non mancheranno i progetti multidisciplinari con ll Maxii o il Teatro Stabile dell’Aquil, i suggestivi concerti in semi acustico nei cortili del centro storico, piccoli gioielli da scoprire, fino ad arrivare al Main Stage e al palco di Piazza Castello dove si esibiranno le ensemble più numerose e gli artisti che si rivolgono a un pubblico più ampio'.
Francesca Corrias: 'Abbiamo ricevuto moltissime proposte ed è stato difficile dover rinunciare a tante offerte validissime. Sicuramente le proposte artistiche riflettono i gusti di noi tre direttori artistici e offrono una panoramica delle scene dei nostri territori di provenienza. Come è nella migliore tradizione italiana dei festival c’è anche la volontà di incuriosire il maggior numero di persone con artisti noti a un pubblico più vasto e da qui la nostra scelta di invitare alcuni grandi nomi del jazz italiano'.
Roberto Ottaviano: 'Le linee guida che abbiamo seguito sono state: proposte innovative, ben strutturate sul piano repertoriale, ispirate poeticamente e tutte collocabili in modo da poter godere e valorizzare spazi architettonicamente peculiari della città'.
- Come coinvolgere una fetta più ampia di pubblico raggiungendo i più giovani?
Fausto Savatteri: 'Il jazz, più di ogni altro genere musicale, con le sue contaminazioni e sfaccettature, può essere intrattenimento e spettacolo dal vivo per i più giovani. Anche quest'anno il palco di Piazza Chiarino ospiterà giovani talenti della nuova generazione con progetti musicali che spaziano dal Nu Soul, Nu Jazz al Funk passando per la musica elettronica; un'attrattiva maggiore per i tanti giovani che culminerà con un dj set conclusivo, il sabato sera in seconda serata, a completamento di un programma ricco di concerti.
Bisognerebbe poi continuare a dare maggiore importanza alla formazione e all’educazione (vedi il progetto 'Il Jazz va a scuola') per stimolare la cultura del jazz sin dalla tenera età. Infine, è ormai una prassi tra molti festival jazz popolari, ospitare all’interno del programma anche artisti popolari/cantautori come richiamo per avvicinare un pubblico più vasto anche tra i giovani, ma soprattutto come ausilio per farne scoprire altri, meno noti ma altrettanto validi, all’interno della stessa serata'.
- Saranno previste attività oltre ai concerti?
Roberto Ottaviano: 'Abbiamo riflettuto sull’opportunità che il Festival rappresenti nel suo futuro, lo spirito di un laboratorio, un Forum aperto sulle diverse progettualità che si ipotizzano e si operano sul territorio Europeo, le modalità diverse di rappresentazione, di fruizione, di sinergie tra il Jazz e diverse discipline, in cui l’Aquila potrebbe candidarsi come “centro produttivo”. A partire da quest’anno avremo alcuni eventi che mettono insieme artisti provenienti da diverse entità Istituzionali e che dialogheranno tra loro. Partiamo dalla “partita a scacchi vivente”, nella rappresentazione di una partita storica di Bobby Fischer, che è una grande collaborazione tra gli studenti ed i docenti del Conservatorio de l’Aquila, che saranno i veri e propri pezzi viventi della scacchiera ed i docenti e gli studenti dell’Istituto d’Arte e Scenografia che ne cureranno la coreografia ed i costumi. Un altro momento di condivisione importante sarà quello costituito dalla “mostra - performance” del percussionista Marcello Magliocchi all’interno della corte del Museo Maxxi. Le sculture percussive saranno disposte in forma spaziale tanto da restituire allo spettatore un elemento visivo intorno al quale potrà liberamente circolare, quanto l’effetto sonoro che giocherà con l’acustica dell’ambiente, integrandosi ed estendendo il concetto di esposizione. In un altro spazio del Maxxi poi sarà presente la consueta mostra selezionata da AFJI Associazione dei fotografi italiani di Jazz, aderente alla Federazione e corredata di alcune solo performances. La presentazione di tre libri presso la libreria Colacchi, quello di Marco Molendini su Pepito Pignatelli, quello fotografico di Roberto Masotti “You Turned the Tables on me”, e quello di Luigi Onori su Abbey Lincoln, ci offrirà l’occasione di incontrare autori protagonisti della critica e della musicologia del nostro paese, insieme alle offerte dell’editoria nazionale'.