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L'AQUILA - 'In questi sette anni sono passati più di 4mila musicisti a rappresentare un mondo ricco e diversificato, forse unico nel panorama internazionale, l'idea di avere tre direttori crediamo sia giusta perché rappresenta un caleidoscopico mondo, quello del jazz italiano. L'occhio dei tre direttori artistici che cambiano di anno in anno, permette anche di raccontare la grande ricchezza del mondo del jazz italiano'.
Così Paolo Fresu, trombettista di fama e presidente della Federazione nazionale Jazz italiano, oggi all'Aquila nella giornata conclusiva della manifestazione che dal 2015 porta in città e nelle altre aree colpite dai terremoti del 2009 e del 2016-2017 la musica jazz, di cui è stato direttore nelle prime edizioni.
'L'aspetto più importante del Jazz italiano per le terre del sisma è che non siamo venuti una volta sull'onda dell'emozione ma abbiamo deciso di impiantare qualcosa di importante. Crediamo che l'importanza di questa manifestazione sia proprio quella di aver seminato qualcosa, questo è l'aspetto prezioso che travalica anche la musica'.
Fresu, che ha ricordato anche l'edizione del 2016 quando la manifestazione fu allargata a ben 25 città italiane alla luce del lutto che aveva colpito Amatrice (Rieti), dove il 26 agosto un terremoto distruttivo con 299 vittime, ha assicurato la prosecuzione della manifestazione che, ormai, 'è il più grande festival del jazz italiano che esiste. E anche nel mondo non credo esista una manifestazione di tale portata, costruita in maniera così seria e creativamente importante'.